
Il genitore allenatore emotivo
Nel mondo “liquido” in cui viviamo i genitori hanno bisogno di fare il miglior uso possibile dei momenti preziosi che trascorrono con i figli, assumendo un ruolo attivo e propositivo nell’esercitare in loro – e ancor prima in sé stessi – alcune competenze-chiave, quali la comprensione e la gestione di sentimenti problematici, il controllo degli impulsi e l’empatia.

L’amore non basta
Attivare le competenze dell’intelligenza emotiva significa per gli adulti di oggi avere la possibilità di sperimentare un percorso di consapevolezza e, in qualità di allenatori dei propri figli, creare le basi per uno sviluppo evoluto, sano e condiviso delle loro potenzialità.
L’amore dei genitori da solo non basta. Genitori assidui, attenti, affettuosi spesso hanno nei confronti delle proprie emozioni e di quelli dei figli atteggiamenti che interferiscono con la capacità di comunicare con loro, quando questi ultimi sono spaventati e in collera.
La maggior parte dei genitori basa le sue teorie educative sul comportamento dei figli, mirando a “forgiare” bambini adolescenti e poi adulti obbedienti, responsabili e realizzati.
Pochi si concentrano sulle interazioni emotive con i figli che dovrebbero, invece, portare questi ultimi a scoprire dentro di sé le risorse per stare meglio con sé stessi e con gli altri da bambini, da adolescenti, da adulti e da futuri genitori.
Gottmann, nel testo Intelligenza emotiva per un figlio riprende alcuni dei temi cari a Goleman, il padre dell’intelligenza emotiva traslando al mondo della famiglia i temi più importanti del famoso testo.
Allenare emotivamente i nostri figli
Per Goleman l’Intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, gestire e comunicare le emozioni.
Queste competenze possono essere attivate nei bambini sin da piccoli, soprattutto attraverso la presenza di genitori che fungano da allenatori emotivi.
Dall’analisi di una serie di casi clinici Gottmann ci dimostra che i figli allenati emotivamente:
1. Sviluppano maggiori capacità di concentrazione
2. Hanno migliori capacità di attenzione
3. Sono in grado di gestire meglio le relazioni (anche in situazioni difficili)
4. Attivano abilità empatiche
5. Stabiliscono più solidi rapporti con i coetanei
Obiettivo dell’allenamento emotivo non è, dunque, produrre obbedienza, ma attivare un rapporto personale basato sulla fiducia e sul rispetto in tutte le fasi dello sviluppo.
Il genitore allenatore emotivo
Il genitore allenatore emotivo si attiva affinché il figlio riconosca la sua emozione, lo aiuta a dargli un nome, gli lascia il tempo di sentire i suoi sentimenti, validandoli e, infine, gli indica una via per andare oltre.
GOTTMANN ci indica 5 fase dell’allenamento emotivo:
1. Diventare consapevoli dell’emozione del bambino
2. Riconoscere in quell’emozione un’opportunità di intimità e insegnamento (per entrambi)
3. Ascoltare con empatia e convalidare i sentimenti del bambino
4. Aiutare il bambino a trovare le parole per definire le emozioni che sta provando
5. Porre dei limiti al bambino, mentre esplora le strategie per risolvere il problema
Questo non significa però porre limiti alla funzione disciplinante.
Una maggiore vicinanza emotiva del genitore consente anche un maggior presidio, perché spesso si accompagna anche ad una minor paura di comunicare la propria delusione, nel caso di comportamenti non confacenti alle aspettative.
Nei casi positivi, una maggior vicinanza emotiva diventa lo sprone per l’attivazione delle risorse già presenti nel bambino.
4 stili genitoriali
Con l’aiuto di un approfondito test, Gottman identifica 4 stili genitoriali.
Il genitore noncurante tratta i sentimenti del figlio come poco importanti e vuole che le emozioni negative scompaiano in fretta.
Il genitore censore è convinto che il figlio usi le emozioni per manipolarlo, che le emozioni negative siano una perdita di tempo e che i figli vadano “temprati” emotivamente.
L’effetto sui bambini di questi due stili genitoriali è generare un mancato riconoscimento delle emozioni da parte dei bambini, che le considerano sbagliate.
Il genitore lassista: non insegna al figlio metodi di soluzione dei conflitti. E’ convinto che occorra solo lasciar fluire le emozioni, in balia delle quali lascia il proprio figlio. Così facendo non attiva il processo di regolazione emotiva tanto utile in età adolescenziale e oltre.
Il genitore allenatore emotivo, invece, non diventa impaziente di fronte all’emozione; utilizza i momenti emozionali per ascoltare il figlio ed empatizzare con lui, offrendogli una guida perché il bambino trovi la soluzione.
Così i bambini imparano a fidarsi dei propri sentimenti e ad avere stima di sé.
Strategie aggiuntive
Con pazienza e amore possiamo osservare ogni giorno il modo in cui funzionano i nostri figli e costruire così la mappa mentale della loro quotidianità. Saremo, allora, più facilmente pronti a intervenire in caso di bisogno.
Cerchiamo sempre di traslare nel mondo degli adulti le esperienze dei nostri figli, non imponendo le nostre soluzioni, ma aiutandoli a trovare le loro.
Non schieramoci con il “nemico”, stiamo sempre dalla loro parte, condividendo i loro sogni e aprendo la porta alla sincerità!
Ma soprattutto è importante ridere, essere felici di stare con i bambini, comunicando loro la gratitudine nei confronti della vita.
Incontro per i genitori di Nuova Educazione 4 maggio 2017 – Note a margine di J Gottmann, Intelligenza emotiva per un figlio – Una guida per i genitori, BUR 2013
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