Il principale ostacolo all’autorealizzazione siamo proprio noi: per trovare un equilibrio tra i bisogni nostri e degli altri, dobbiamo prendere coscienza dei limiti che ci poniamo e valorizzare le nostre potenzialità nascoste.

Ed eccoci al terzo step del nostro percorso di accompagnamento alla lettura del libro, scritto con Silvana Citterio THE HEALING HOME – La casa che cura e pubblicato con Eifis Editore.
Questa volta ci occupiamo di un passaggio fondamentale, forse il più importante: ripulire e #sbloccare.
Contrariamente a quanto si pensi, il principale ostacolo all’autorealizzazione siamo proprio noi: per trovare un equilibrio tra i #bisogni nostri e degli altri, dobbiamo prendere coscienza dei #limiti che ci poniamo e valorizzare le nostre potenzialità nascoste.
E lo possiamo fare nel consueto duplice modo: lavorando su di noi e lavorando sulla nostra casa.
Per quanto concerne il lavoro su di sé, il primo passo consiste nel comprendere che ogni comportamento agito ci corrisponde solo in parte e che a quel comportamento si associano sensazioni, desideri, emozioni e pensieri con cui tendiamo a identificarci.
Riconoscere quali maschere indossiamo nei diversi ruoli e quali comportamenti sono consapevoli e quali automatici, ci può aiutare a svelare #potenzialità rimaste nell’ombra ad esprimere pienamente i nostri #talenti.
Ma praticamente, che cosa dobbiamo fare?
Innanzitutto cambiare il paradigma e imparare ad osservarci da un altro punto di vista che chiameremo “il punto di vista dell’osservatore esterno”.
Ampliare lo sguardo, metterci nei panni dell’altro e mantenere un po’ di distacco nell’osservazione delle nostre emozioni e delle nostre azioni è un buon modo per cominciare.
Se partiamo dal presupposto che molti nostri comportamenti, sebbene frutto di abitudini, sono diretta conseguenza della nostra storia, possiamo introdurre anche un po’ di #amorevolezza nei nostri confronti: riconoscere i nostri limiti ci aiuta ad attivare le risorse per superarli.
Cominciamo a chiederci: chi sono io veramente? Che ruolo hanno in me le influenze familiari, sociali e ambientali? In quali situazioni ed esperienze della mia vita mi sento più autentico e più fedele a me stesso? Nella risposta a queste domande risiede una prima importante scoperta: nessuno di noi è veramente cosciente dei suoi comportamenti, finché non si rende conto di essere agito da condizionamenti e di vivere in uno stato di dormiveglia in cui le cose accadono e la vita “ci vive”. Quella che noi crediamo essere la nostra vera ”coscienza”, il nostro vero Sé, è in realtà un insieme di illusioni, credenze e costrutti, che abbiamo messo in campo per difenderci dalla paura di non essere riconosciuti e per adattarci alle richieste del mondo esterno.
Come è possibile che ciò accada?
Gli studi sulla psicologia evolutiva ci dicono che il bambino, che ancora non ha un’individualità ben distinta, pur possedendo un’autenticità e una spontaneità istintiva, è facilmente plasmabile e influenzabile. Potrebbe così, senza accorgersene, venire man mano a reprimere la sua vera natura e i suoi bisogni, per adattarsi e rispondere alle aspettative degli altri. Riconoscere questo processo ci dà l’opportunità di liberarci dei nostri condizionamenti e di ri-nascere a nuova vita sviluppando, invece, i talenti e le potenzialità represse.
Etimologicamente, infatti, la parola #sviluppo richiama proprio l’idea di “togliere dai viluppi”, di lasciar emergere.
Solo quando comprendiamo che le maschere e i personaggi che ci agiscono sono solo strumenti che noi stessi abbiamo strutturato per proteggerci, possiamo smetterla di identificarci in essi e cominciare a spostarci nel punto di vista dell’osservatore esterno che vede, senza esserne coinvolto, come quei condizionamenti agiscono in noi.
Arriva per tutti un momento della vita in cui è necessario intraprendere il viaggio per tornare a se stessi e un viaggio che non produce trasformazione non è un vero viaggio.
Come esseri umani siamo dotati, infatti, della facoltà di essere contemporaneamente attori e spettatori dei nostri vissuti e solo prendendo consapevolezza dei nostri comportamenti automatici, potremo osservarli, prima, e trasformarli poi.
La consapevolezza dei nostri punti di debolezza conferisce – comunque – potere alla nostra #vulnerabilità, intesa come capacità di percepire le sfaccettature, le zone d’ombra, le sfumature di colore e di suono della vita nostra e degli altri.
E anche per la nostra casa funziona più o meno allo stesso modo: ripulire e alleggerire gli spazi consente di portare alla luce potenzialità inespresse o ancora mal utilizzate dei nostri spazi.
Volete provare a farlo con noi?
Photo by Silvana Citterio