Quando tutto questo sarà finito, non dimentichiamoci tutto quello che abbiamo imparato e che porteremo con noi nel d.C19 (dopo Covid19).

Genitori con il cuore

Stiamo vivendo giorni difficili. La paura per lo stato di salute nostro e dei nostri cari, la privazione della libertà di movimento, le preoccupazioni per le previsioni economiche dei prossimi mesi. In questi giorni dovremmo avere più tempo per pensare. Non per pensare in maniera automatica, ma per attivare l’osservatore esterno, quel punto di vista da cui è possibile fare un bilancio di dove siamo e dove stiamo andando. E il tempo della solitudine non va sottovalutato, perché è dallo stare soli con sé stessi che nasce la reale opportunità di visione. Rubo una citazione di Zygmunt Bauman, uno dei più importanti sociologi del nostro tempo:

quando si evita a ogni costo di ritrovarsi soli, si rinuncia all’opportunità di provare la solitudine: quel sublime stato in cui è possibile raccogliere le proprie idee, meditare, riflettere, creare e, in ultima analisi, dare senso e sostanza alla comunicazione“.

Purtroppo, invece, tendiamo a cercare scorciatoie che ci riportino più vicino possibile ai nostri meccanismi automatici: ad esempio, sostituire la comunicazione reale con la comunicazione virtuale ha solo trasposto la nostra bulimia comunicativa, ha solo creato un modo per non stare, ancora una volta, con noi stessi.

Ma se davvero vogliamo collaborare con l’inevitabile abbiamo la possibilità di costruire, in casa, la nostra palestra di allenamento emotivo e spirituale.

Qualche giorno prima che scoppiasse l’emergenza ho fatto un sogno. Non un sogno normale, ma un sogno che mi ha lasciato addosso un’emozione profonda per settimane. Quel sogno è stato un messaggero di un nuovo modo di lavorare sulla mia crescita personale. Ricordo solo l’immagine di un rombo che reca ai vertici 4 parole, da cui derivano altrettante competenze da allenare, in questo momento di stasi del fare. La prima è adattamento. Siamo stati tutti proiettati, senza preavviso, in un mondo diverso. L’emergenza sanitaria ci ha separati fuori, per farci trovare più vicini dentro. In famiglia condividiamo spazi e tempi, che, prima, ritenevamo impensabili. Sicuramente, gestire il tempo e lo spazio con tutti gli altri membri del nucleo familiare, comporta alcune criticità di adattamento. Siamo sufficientemente flessibili per adattare i nostri comportamenti ad un nuovo status o entriamo in sofferenza psicologica? Siamo in grado di negoziare nuove regole di convivenza a casa o imponiamo i nostri bisogni, senza preoccuparci degli altri? Un solo consiglio per attivare le vostre capacità di negoziazione: non pensate a soluzioni dicotomiche (o/o) ma cercate soluzioni inclusive (e/e), dopo aver esplorato i bisogni di ognuno. Se affiniamo la nostra capacità creativa, le soluzioni saltano fuori.

La seconda è concentrazione. Ci possiamo facilmente rendere conto di quanto sia difficile recuperare il focus su di noi, se siamo costantemente immersi in interazioni forzate. È un po’ la stessa difficoltà che incontravamo a scuola, quando era necessario restare concentrati a studiare per un compito in classe, mentre nell’altra stanza i nostri fratelli giocavano rumorosamente.

Cito spesso, nei miei corsi il testo di Daniel Goleman Focus, come mantenersi concentrati nell’era della distrazione. La capacità di focalizzare l’attenzione è una risorsa mentale sottile e sfuggente, spesso sottovalutata. Eppure riveste un’importanza enorme rispetto al modo in cui affrontiamo la vita: i suoi effetti, come hanno spiegato in questi ultimi anni le neuroscienze, si fanno sentire nella maggior parte delle cose che facciamo, assediati come siamo da una marea di dati e stimoli difficili da gestire. Goleman dice «La felicità non si raggiunge automaticamente acquisendo la capacità di essere attenti, però è uno strumento che aiuta a raggiungere il benessere. E allo stesso modo, senza questa facoltà diventa assai improbabile essere felici. Il saper mantenere l’attenzione aiuta non solo a individuare con maggiore efficacia la soluzione dei problemi, ma anche a migliorare la qualità dei rapporti con gli altri, accresce l’empatia, ci rende capaci di saper apprezzare meglio le bellezze». Abbiamo quindi un’ottima occasione per allenare la nostra capacità di concentrazione, proprio perché sarà più difficile farlo nel contesto attuale. Possiamo iniziare provando a rimanere concentrati sul nostro respiro a occhi chiusi per alcuni minuti al giorno. Sicuramente impareremo molto di noi stessi e degli altri. “L’attenzione – diceva Simone Weil – è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono”. La terza è attesa. Siamo immersi in una bolla spazio-temporale che non sappiamo quando finirà e che ci costringe a so-stare nel presente senza esempi passati e senza visione del futuro. Quanti di noi sono allenati a farlo? Pochi, penso. Saper stare nel presente è difficile, ma è una risorsa indispensabile per dare il giusto valore alle cose. Prendete il tempo dell’attesa come un tempo sacro. I greci avevano due modi per definire il tempo Chrónos e Kairós . Chrónos è il tempo che scorre, la durata quantitativa di un evento. Kairós è il tempo qualitativo e corrisponde ciò che è giusto e opportuno fare in un certo momento, la buona occasione, ma anche il movimento del tempo che coincide con l’eterno. In questo tempo dell’attesa, abbiamo la possibilità di ritrovare la profonda connessione che, da sempre, lega l’uomo e la natura. Sicuramente, presi dal delirio di onnipotenza di “Homo-Deus” (come direbbe Harari), ce n’eravamo dimenticati.

La quarta è evoluzione. Mi ha sempre aiutato molto nella mia vita pensarmi oltre la difficoltà, e proiettarmi già al sicuro nel futuro a riguardare indietro le criticità appena superate. Oggi forse questo esercizio lo possiamo fare insieme e immaginare quali competenze porteremo nel d.C19 (dopo-Covid 19). Provate a fare un elenco dei valori che stanno guidando le vostre giornate di “clausura” e scriveteli. Nella mia lista ci sono: gratitudine, solidarietà, rispetto, vicinanza, amore, ma anche connessione, bellezza essenzialità, pazienza. Ricordiamoci di dedicare silenzio e rispetto alle tante vite che sono state sacrificate sull’altare di questa vicenda epocale a cui non eravamo preparati. Ma non dimentichiamoci di ricordare tutto quello che abbiamo imparato e che porteremo con noi nel d.C19 (dopo Covid19).

“Sfuggire al contagio della follia e della vertigine collettiva tornando a stringere per conto proprio, al di sopra dell’idolo sociale, il patto originario dello spirito con l’universo” Simone Weil