Scoprire la dea o le dee che governano la nostra personalità aiuta ad entrare consapevolmente in contatto con le energie psichiche che la governano, per sfruttare il potere degli archetipi della classicità e diventare protagoniste della propria storia personale.

Sono sempre a caccia di nuove visioni sul femminile, con l’obiettivo di proporre strade diversificate, per realizzare il lavoro di armonizzazione tra vita personale e professionale che ho, ormai, reso la missione fondante del mio lavoro con le donne.
Ogni giorno, osservo quanto sia importante – prima di tutto – disinnescare le credenze limitanti che le portano a non vedere la propria via di realizzazione.
Siamo proprio noi, infatti, il principale ostacolo allo sviluppo dei nostri talenti: per valorizzare il nostro potenziale dobbiamo prendere consapevolezza della regione da cui provengono i condizionamenti. Alcuni sono frutto di copioni familiari o di adattamenti al contesto, altri hanno radici ancor più antiche. Nella vita di ogni donna risiedono, infatti, numerosi modelli di esistenza e di comportamento inconsci.
Lo studio degli archetipi Junghiani e dei modelli mitologici al femminile indagati da Erich Neumann (che ha costruito una teoria evolutiva della coscienza, associando le tappe dello sviluppo individuale con quelle della coscienza dell’umanità) mi hanno fatto imbattere in un bellissimo libro di una psichiatra americana Jean Shinoda Bolen, Le dee dentro di noi, Edizioni Astrolabio.
I modelli archetipici delle antiche divinità mitologiche sono tuttora validi per comprendere noi stesse e guidare il nostro comportamento. Nella mitologia classica è facile, infatti, riconoscere una diversificazione di tipologie femminili che ci consentono di comprendere atteggiamenti, emozioni, comportamenti e riscattarci dalle implacabili dicotomie maschile/femminile, madre/amante, donna di successo/casalinga, ecc., che da sempre tengono prigioniere le donne.
I modelli che le divinità femminili rappresentano spiegano anche le modalità di rapporti con l’altro sesso e le affinità che alcune donne hanno o non hanno con certi uomini. Inoltre, quando una donna viene a sapere che c’è una dimensione mitica in quel che sta facendo, vengono sollecitati centri creativi che diventano vettori di cambiamento profondo.
La Bolen ci fornisce la mappa psicologica di 7 dee : tre sono definite vergini (Artemide, Atena, Estia (la Vesta latina) tre sono vulnerabili (Era, Demetra e Persefone) e una è alchemica, ovvero portatrice di trasformazione (Afrodite).
Le dee vergini incarnano una qualità di autonomia e indipendenza, non sono inclini ad innamorarsi e i gli attaccamenti non costituiscono un ostacolo alla loro realizzazione. Come archetipi esprimono la capacità della donna di concentrarsi autonomamente sui suoi obiettivi.
Artemide, dea della caccia e Atena, dea della saggezza incarnano il pensiero logico e la volontà direzionata, mentre Estia, custode del Tempio e del focolare, rivolge questa sua capacità all’interno, lavorando sulla sua crescita spirituale.
Al secondo gruppo delle dee vulnerabili appartengono invece Era, dea del matrimonio, Demetra, dea delle messi e Persefone dea degli inferi. Sono archetipi dell’orientamento al rapporto e incarnano rispettivamente il modello della moglie, della madre e della figlia.
Sono tutte orientate agli altri ed evolvono quando imparano a elaborare il senso della perdita e l’accettazione della loro vulnerabilità. Le qualità archetipiche che esprimono sono accoglienza, nutrimento e intuizione, quelle che ancestralmente vengono ricondotte al femminile.
Afrodite, invece, viene messa in una categoria cui appartiene lei sola. È la dea alchemica, portatrice della possibilità di trasformare la materia, di creare il nuovo, di generare cambiamento. Si colloca, idealmente tra i due universi: stringe relazioni e si proietta sull’altro, ma decide in autonomia.
Se poi vogliamo andare oltre e ricondurre alcuni profili psicologici ai modelli individuati, vediamo come Artemide è generalmente propensa a stringere alleanze con le donne, ma tende a mantenere una certa distanza emotiva; Atena invece cerca sodalizi con gli uomini, ma manca di empatia; Estia ama la solitudine e ha, per questo, difficoltà a integrarsi; Era è fedele e onesta, ma gelosa e vendicativa; Proserpina è ricettiva e intuitiva, ma tende a rifugiarsi nell’irrealtà e a usare la manipolazione; Afrodite è guidata dal piacere, ma rischia di non sapere distinguere il bene dal male.
Ciascuno di questi modelli può rappresentare una parte di noi ed essere trasformato evolutivamente.
A seconda, poi, delle diverse fasi della nostra esistenza possono coesistere uno o più modelli.
Quel che a mio avviso è interessante è che i miti greci, come tutti gli altri miti restano attuali e significativi perché contengono anelli di verità che accomunano tutti gli esseri umani attraverso l’inconscio collettivo.
Identificarci con la dea o le dee che governano la nostra personalità ed entrare consapevolmente in contatto con le energie psichiche che la governano, potrà aiutarci a sfruttare il potere di questi eterni archetipi per diventare protagoniste della nostra storia personale.
Picture: Alexandre Cabanél – La nascita di Venere