Attenzione viene da “attendere” ovvero “tendere verso” e infatti l’attenzione è il motore che ci mette in connessione con il mondo, dando forma alla nostra esperienza.
Le neuroscienze ci insegnano che l’attenzione è un meccanismo che sta alla base della consapevolezza di ciò che accade al di là di noi e del controllo di pensieri ed emozioni.
Questa risorsa, che riveste un’importanza fondamentale per stabilire connessioni tra le continue sollecitazioni cui siamo sottoposti, non è innata, ma può essere allenata con pazienza.

L’attenzione è una forma di intelligenza emotiva
Tra i vari studi sull’intelligenza emotiva, alcuni si focalizzano proprio sull’esplorazione dei meccanismi essenziali per la nostra mente, sui quali si basano le nostre capacità vitali: l’autoconsapevolezza è il fondamento di quel senso di sé, che consente all’uomo di fare esperienza del proprio mondo interiore, l’empatia è la radice delle nostre relazioni con gli altri. (D. Goleman, Focus, Bur, 2016)
Ma se vogliamo ampliare la nostra visuale, la scienza dei sistemi ci insegna che proprio alcune forme di concentrazione ci consentono di entrare in relazione con i sistemi complessi che danno forma e regole alla nostra realtà.
I tre stadi della concentrazione
Il nostro cervello deve allora affrontare una nuova sfida, che può essere esemplificata da tre azioni:concentrarsi su di sé, sugli altri, sul resto del mondo.
Aver appreso queste competenze, nel mondo del lavoro può consentirci di elaborare velocemente un’analisi di clima del nostro stato interiore, del contesto in cui ci troviamo e delle richieste provenienti dal mercato.
La concentrazione diventa allora un’abilità, da coltivare, con un processo educativo dedicato soprattutto nei confronti degli adolescenti, la testa di ponte del nostro futuro.
Lo sviluppo irregolare del cervello nell’adolescenza, infatti, fa sì che i giovani abbiano difficoltà a dirigere le proprie energie verso un’attenta pianificazione.
A onor del vero, però, come ci ricorda D. Siegel, la mente adolescente, influenzata dall’intenso sviluppo cerebrale che avviene in questa fase della vita, è mediamente più disattenta, ma anche più creativa.
Quel che però, salta all’occhio, nell’osservazione dell’adolescente che entra in relazione con il suo mondo (digitale) attraverso smartphone e altri media è che perde progressivamente la capacità di osservare l’altro e di leggerne il comportamento non verbale.
Un’interazione tra persone richiede, invece, un’attenzione congiunta, l’attivazione di una connessione, di uno scambio energetico bipolare.
Anche gli adulti non sono immuni dal progressivo declino dell’attenzione.
Il volume di dati che dobbiamo processare ogni giorno ci portano a cercare strategie per scremarli, che ci lasciano troppo poco tempo per riflettere sul loro significato.
E tutto ciò ha un costo sociale elevato già previsto nel 1977 dal premio Nobel per l’Economia Herbert Simon che – profetizzando un mondo saturo di informazioni – ci aveva avvisato che il prezzo da pagare sarebbe stata una progressiva perdita di attenzione.
Allenarsi si può
Per allenare la nostra capacità di concentrazione, in realtà, basterebbe dedicare ogni giorno qualche minuto alla respirazione consapevole attraverso la quale possiamo mantenere la nostra attenzione su ogni singola fase dell’inspiro e dell’espiro.
Questa semplice tecnica di pranayama, praticata con costanza vi, consentirà di recuperare lucidità e attenzione che si propagherà ad ogni attività della vostra giornata.
Provare per credere.
Photo by Michele Rossi on Unsplash