Viviamo in un’epoca di conflitti e di rottura a livello sistemico. Siamo in conflitto con la natura e le risorse del nostro pianeta: ci aspettiamo una crescita infinita, ma disponiamo di risorse limitate.
Siamo in conflitto sociale con altri gruppi, portatori di interessi politici e sociali diversi dai nostri.

L’economia della finanza e l’economia reale procedono su due binari completamente disallineati e spesso in conflitto tra loro.
E, infine, siamo in conflitto con noi stessi e preda di opposte spinte: dobbiamo indirizzare le nostre energie a produrre di più o a stare meglio?
In tutti queste tipologie di conflitto emergono due polarità che esprimono tensioni contrapposte.
Ma esiste una possibilità di contemperarle, se ci sforziamo di cogliere la prospettiva evolutiva, nascosta nel conflitto.
Il conflitto è, infatti, naturale tra i sistemi viventi che entrano in relazione e produce differenti dinamiche che possono essere orientate a mantenerne la stabilità sul lungo periodo, a patto di vederlo come un processo e non come un fine. Quanto più i sistemi viventi sono diversificati, tanto più le possibilità evolutive, basate sulla differenze saranno maggiori.
Anche nel processo narrativo di qualunque storia, l’antagonista (Altro da me) è utile: mi mette di fronte alle prove che mi servono per crescere.
Sto dedicando molto tempo – come formatrice aziendale e come counselor – ad esplorare dinamiche e forme del conflitto: lavorando con le persone mi rendo sempre più conto che il problema non è il conflitto, ma i bisogni e le richieste sottese che attendono ascolto .
A livello individuale, ogni volta che entriamo in conflitto con qualcuno è perché non ci sentiamo ascoltati e compresi nei nostri bisogni profondi.
Non solo. Chi abbiamo di fronte, probabilmente, sta facendo risuonare alcune parti di noi di cui non siamo pienamente consapevoli e che trovano – attraverso il conflitto con quella persona – la forza per emergere allo scoperto.
E allora abituarsi a osservare cosa succede dentro di noi, quando mi trovo di fronte ad un conflitto, è un buon modo per cominciare a distinguere il contenuto della contesa, dalla relazione con l’altro.
Certamente non è facile, ma è un buon esercizio di consapevolezza, che può aiutarci a migliorare, di molto, le relazioni.
Come facilitatore abilitato alla #praticacollaborativa insieme agli altri professionisti coinvolti (avvocati e commercialisti), ho un ampio campo di osservazione nel contesto delle crisi coniugali, dove è molto importante dare il giusto spazio ai bisogni (soprattutto emotivi) di ciascuna delle parti, prima di pensare di poter negoziare accordi sostenibili.
Negoziare vuol proprio dire stare in mezzo a interessi che entrano in conflitto, mantenendo l’orientamento a trovare una risposta collaborativa (e durevole) per le diverse parti.
A livello di organizzazioni il tema è ancor più interessante. Lo stile comunicativo di un gruppo è il prodotto della cultura e della vision del gruppo e veicola informazioni a diversi livelli: un primo livello riguarda le regole espresse ed è il livello del consenso, il secondo concerne le emozioni sottese e il terzo livello è quello dell’essenza, la fonte primigenia da cui originano i bisogni del gruppo. Riconoscere e comprendere quali forze consapevoli e inconsapevoli agiscono il gruppo, consente di riportare i conflitti su un piano trasformativo e di risolverli senza reprimerli.
E’ per questo che diventa molto importante non pensare alla gestione dl conflitto come ad una guerra di potere, ma cogliere la possibilità di abilitare un cambio di paradigma che aiuti tutti i soggetti coinvolti a trovare soluzioni cooperative adatte, senza lotte di posizioni e a transitare (più o meno facilmente) verso punti di vista, realmente nuovi per tutti.
E’ una prospettiva che richiede fiducia, coraggio e l’allenamento di alcune competenze dell’ #intelligenzaemotiva, prima di tutto la flessibilità mentale.
Anche per questo, stiamo portando nelle Università, nelle scuole, nelle aziende e, soprattutto alle persone nuove viste. E farlo in un ottica multidisciplinare è un modo per fare rete e ampliare la visione.
Prossimamente, dal 22 maggio presso “Le spezie gentili”, Via Petrarca 6, Milano Cristina Menichino, Marco Sala (entrambi avvocati e mediatori) ed io (in qualità di counselor e facilitatore) proporremo un percorso in più incontri dal titolo “Before e inside conflict” proprio orientato ad esplorare principi e metodi di prevenzione e gestione del conflitto.