Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, diceva il Mahatma Gandhi e questo è stato un po’ il mantra del mio percorso professionale.

Genitori con il cuore

Ho lavorato per oltre 20 anni in azienda: ero responsabile di un’Area di business, gestivo persone e obiettivi di fatturato, guadagnavo discretamente, ma non ero felice. Non stavo ascoltando me stessa.

Avevo addosso dei vestiti troppo stretti, in cui non mi sentivo a mio agio e sono certa che, prima o poi mi sarei ammalata.

Quando dobbiamo cambiare, la vita manda dei segnali. E il mio è arrivato “sotto mentite spoglie”. Un giorno più difficile degli altri, ho aperto la mail e ho trovato un invito da parte dal Prof. Sabino Cassese, (che allora, tra le altre cose, era Presidente del Centro Guido Dorso di Avellino) a tenere una relazione ai ragazzi delle superiori (nell’ambito dell’iniziativa “Parliamo del Vostro futuro”), per spiegare quali fossero le competenze necessarie per sostenere il mio ruolo professionale.

Il progetto vedeva il coinvolgimento di professionisti, imprenditori e managers che raccontavano ai giovani la vita vera al lavoro, per dare evidenza, non solo dei percorsi professionali intrapresi, ma anche delle competenze necessarie, delle sfide affrontate e delle aspettative – più o meno soddisfatte – nel quotidiano.

Su quel palco, davanti a tantissimi studenti che mi ascoltavano attenti, ho avuto un’intuizione: ho capito che volevo aiutare le persone a trovare la propria strada.

È stato un processo di evoluzione creatrice, per dirla alla Bergson. La vita è una «creazione» che continuamente «disfa» la materia, mediante processi di organizzazione «invisibili» dei quali l’organismo «visibile» costituisce soltanto una temporanea realizzazione.

Quel che mi serviva, io lo avevo già…solo che non me ne ero resa conto, finché non ho raccontato un’altra storia di me stessa.

A 45 anni, madre di 3 figli, ho cominciato a ripensarmi, a verificare le competenze che avevo e quelle che mi mancavano, a studiare per acquisire conoscenze che mi aiutassero a far crescere il mio potenziale, ad esercitarmi, in azienda, con i giovani stagisti.

Sono diventata Counselor professionista, ho imparato a parlare in pubblico, a gestire un’aula e ho studiato i temi dell’intelligenza emotiva, di cui attualmente mi occupo. Ho incontrato tanti formatori e ho lavorato fianco a fianco con loro per apprendere il mestiere.

E man mano quella è diventata la lente attraverso cui leggere il mondo e ho potuto trasformarlo in un lavoro: aiutare le persone, soprattutto i giovani e le donne, a sviluppare il proprio talento in armonia con i bisogni dell’organizzazione cui appartengono.

Cavalcare il cambiamento, scoprendo sé stessi.

Nel mondo economico 4.0 sono cambiate le regole, ed è cambiato il focus dalle opportunità alle potenzialità. Siamo ormai nella “Società della conoscenza” (dice Gianna Martinengo, imprenditrice di successo fondatrice di Women&Technologies), quella in cui non è tanto la possibilità di creare idee nuove che ci contraddistingue, ma la possibilità di creare dei link tra idee preesistenti. Connessioni, appunto.

Le donne, in questo hanno naturalmente una marcia in più.

Noi viviamo nella società del cambiamento e la rete (sia intesa come web che come rete di conoscenze, di networking, di connessioni) è il driver più importante: una risorsa monetizzabile e da valorizzare.

E allora occorre ridisegnare la mappa delle competenze che ci servono per crescere.

Non possiamo più vederci come profili professionali verticali e immutabili, ma dobbiamo riprogettarci come “fettine di competenze” orizzontali modulari che possono essere mescolate e ricomposte a seconda delle esigenze che il cambiamento e la società richiedono.

Naturalmente, bisogna però imparare non solo ad autovalutarsi, ma ad autovalorizzarsi.

Come? Lavorando su chi siamo e su chi vorremmo essere. Se ci abituiamo a pensarci come ci vorremmo, lo diventeremo.

Tanto più saremo radicate nella nostra essenza, tanto più le nostre azioni risulteranno autentiche e verranno ascoltate.

Se dovessi dare un consiglio alle giovani donne che studiano e che un giorno si affacceranno al mercato del lavoro, mi vengono in mente tre parole chiave.

La prima è sostenibilità. Per che cosa mi sento portata?. Quali attività svolgo senza poter smettere? Quali mi danno energia, anziché togliermela?

L’energia femminile è fluida come l’acqua, aiuta ad abbattere le barriere, a integrare, ad armonizzare. Ed è la risorsa che ci potrà aiutare a conciliare vita familiare e professionale, se taglieremo un vestito su misura per noi e impareremo a rispettare i nostri bisogni.

La sostenibilità è anche e soprattutto un tema ambientale. Le teorie più evolute sulla leadership ispirazionale, parlano di ascolto generativo e intuizione come qualità che veicolano una leadership non più ego centrata ma eco centrata, in cui chi guida fa da catalizzatore della crescita del gruppo. E in questo le donne sono molto brave.

La seconda è consapevolezza delle proprie risorse, sia in termini di visione che in termini di libertà dai copioni.Occorre disinnescare tutte le credenze limitanti che ostacolano il nostro sviluppo. Del resto “svilupparsi” vuol dire letteralmente “togliere i viluppi”. Per affrontare le sfide della complessità, le competenze trasversali, il mind-set digitale e le competenze finanziarie sono sempre più importanti.

La terza è connessione.

Fare rete e lavorare sul network, che è ormai la risorsa chiave del XXII secolo, vuol dire anche impegnarsi a fare da ponte per il passaggio generazionale. Dobbiamo investire sui giovani e veicolare dei nuovi modelli integrati in cui il mondo dell’educazione, il mondo professionale e il contesto sociale e familiare possano parlarsi e condividere risorse e obiettivi Solo così potremo contribuire fattivamente a rompere gli schemi e ad essere finalmente il cambiamento che vogliamo veder nel mondo.

(*) Questo è il testo del mio intervento al Convegno PARITÀ DIVERSA: EMPOWERMENT, CAMBIAMENTO ED EVOLUZIONE AZIENDALE Saper raccontare sé stesse e le proprie competenze, affidarsi ad un mentor, costruire reti. Torino, 26 settembre 2019 – Stati generali del mondo del lavoro

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