
I DONI DEL VIAGGIATORE-Step 7
Quando si torna da un viaggio si ha voglia di condividere le esperienze vissute e di portare in dono alle persone a cui teniamo oggetti che, simbolicamente, ne testimonino il valore.
Eccoci quindi alla conclusione del percorso in 7 passi alla scoperta del libro THE HEALING HOME-La casa che cura. 7 passi per trasformare la tua casa e la tua vita, scritto con Silvana Citterio e pubblicato con Eifis Editore.

Dopo aver ascoltato i nostri bisogni (Osservare con consapevolezza – Step 1) e averli analizzati con oggettività e amorevolezza (Casa interiore e casa esteriore – Step 2) abbiamo lasciato andare ciò che non serviva, per sradicare vecchie abitudini, Ripulire la casa e sbloccare le energie (Step 3). Ciò ha consentito di riscoprire parti o luoghi a lungo rimasti sopiti o nascosti e di rivitalizzarli Ritorno al futuro (Step 4).
Solo con un bagaglio leggero può cominciare il viaggio più importante, quello verso noi stessi, l’unico in grado di attivare la forza di cambiamento e di Trasformare i buoni propositi in azioni (Step 5).
Ma non esiste viaggio che non produca trasformazione (Ritrovarsi dopo un viaggio – Step 6).
Abbiamo imparato che, quando capiamo la verità su di noi, spesso la vita diventa molto più difficile, prima di migliorare: la trasformazione esige la morte di un vecchio sistema, perché ne possa emergere uno nuovo.
Ora è il momento di concludere il nostro viaggio e di guardarci indietro per osservare quanta strada abbiamo fatto e che persone siamo diventati.
La risposta a questa domanda costituisce probabilmente lo scopo trasformativo di qualunque percorso di crescita personale. Il lavoro di crescita, infatti, consiste nel creare deliberatamente un nuovo modello più affine a noi: è un vestito fatto su misura, di cui posso scegliere le stoffe, la fattura, il colore, così come abbiamo fatto per la nostra casa.
Nella ricerca possiamo prendere spunto anche dagli altri, ma dobbiamo necessariamente partire dalle nostre potenzialità e limiti.
Per capitalizzare il percorso, potrebbe allora essere utile farsi alcune domande.
Quali sono le mie risorse di adesso?
Questa è la prima domanda da porsi, per connettersi alla nuova forza che abbiamo sentito emergere e in cui abbiamo anche potuto riconoscere la scintilla di una risorsa che già esisteva, ma che faceva fatica a venire alla luce.
Il punto d’attenzione è proprio questo. Valorizzare la risorsa che ci ha consentito di superare le difficoltà significa darsi la possibilità di affrontare altre situazioni difficili e, quindi, sentirsi più forti e consapevoli delle proprie capacità.
In che cosa è consistita la mia trasformazione? Che tipo di persona sono diventato?
Visto che nessuno ha il potere di far cambiare un’altra persona, se questa non lo vuole, quando le cose non funzionano noi abbiamo solo due strade: trasformare noi stessi o trasformare la dinamica di una relazione. E molto spesso lavorando su di noi, automaticamente cambia anche l’equilibrio delle relazioni, cui comunque porteremo nuova linfa con un mutato atteggiamento.
Quali risorse desidero ringraziare per avermi aiutato?
Questa è una domanda particolarmente importante, perché ci consente di riconoscere e alimentare una preziosa qualità di cui spesso fatichiamo a fidarci, la #gratitudine.
Essere grati ad una parte di noi che ci è venuta in soccorso in un momento difficile ci fa stare bene e crea quello schema di pensiero che conforta sul passato e rassicura sul futuro.
Naturalmente potremmo anche trovarci in una parte del percorso in cui contestualmente alle risorse che ci hanno già aiutato possiamo richiamarne di nuove, che vorremmo ci aiutassero adesso.
Del resto ognuno di noi ha una cassetta degli attrezzi ricolma di strumenti preziosi (anche se spesso non ne è consapevole).
L’ultima domanda che dovrei pormi alla fine di un percorso come questo apre la visuale sulla “missione” che ciascuno di noi è chiamato a svolgere in relazione alla sua appartenenza alla comunità, al tessuto sociale, all’organizzazione di cui fa parte.
Con quello che ho imparato posso restituire nuovo valore alla mia comunità?
Uscire da logiche ego-centrate, per entrare in logiche ecosistemiche, può consentire a ciascuno, non solo di sollecitare il suo senso di appartenenza ad un contesto, ma anche di poter fecondamente contribuire all’evoluzione dello stesso.
La risposta a questa domanda è la ragione per cui Silvana ed io abbiamo deciso insieme di scrivere questo libro.
E la narrazione del viaggio è stata essa stessa un nuovo viaggio, alla cui conclusione siamo giunte un anno fa, ma da cui stanno già germogliando nuovi percorsi che, ci auguriamo, possano essere utili a ripartire più forti e più consapevoli di prima.
Restate con noi, vi diremo presto
Photo by Silvana Citterio