Un antico proverbio africano dice che “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”

La scuola italiana si occupa poco dell’intelligenza emotiva, nonostante questa sia ormai universalmente riconosciuta come componente fondamentale nello sviluppo della psiche umana. l’Intelligenza emotiva, secondo Goleman, è composta di 5 competenze: 1) CONSAPEVOLEZZA: conoscere e saper esprimere i propri sentimenti, ma anche avere più fiducia in se stessi e nella possibilità di realizzarsi 2) AUTOCONTROLLO: riuscire a dominare le emozioni forti e i turbamenti per incanalarli verso fini costruttivi 3) EMPATIA: capacità di percepire e riconoscere i sentimenti dell’altro, di sintonizzarsi emotivamente con lui e adottarne la prospettiva 4) MOTIVAZIONE: capacità di guidare e spronare se stessi al raggiungimento dei propri obiettivi, diventando artefici del proprio cambiamento 5) ABILITA’ SOCIALI: gestire bene le emozioni nelle relazioni e saper leggere le situazioni sociali in modo da trattare con efficacia le interazioni, i conflitti, i problemi comunicativi.
Recentemente, Umberto Galimberti, nell’incontro “Educazione emozionale a scuola: il metodo RULER”, che si è tenuto alla fiera Didacta a Firenze ha spiegato la differenza tra istruzione, come mera trasmissione di saperi, ed educazione, che permette invece ai bambini di sviluppare la propria personalità: “L’educazione emotiva è ciò che più scarseggia nel sistema scolastico italiano; quando un ragazzo rimane impantanato nello stadio pulsionale il rischio è che sviluppi forme di violenza e bullismo. La pulsione non si esprime in parole, ma solo in gesti e azioni”. Per favorire questo processo a scuola – continua Galimberti – sarebbero necessarie aule piccole (max 15 alunni) e insegnanti che conoscano l’alfabeto delle emozioni. D’altra parte anche i genitori, sempre più oberati di sollecitazioni , tendono a delegare alla scuola il ruolo educativo, che non può vertere solo su un sistema di premi e punizioni utili a “forgiare” bambini, adolescenti e poi adulti obbedienti e omologati. Pochi si concentrano sulle interazioni emotive con i figli che potrebbero, invece allenarli a scoprire le risorse per stare meglio con sé stessi e con gli altri. E’ per questo che diventa indispensabile attivare progetti integrati in cui genitori e insegnanti dispongano degli stessi strumenti di auto-formazione e insieme creino un’alleanza educativa in grado di invertire due pericolosissime tendenze:
1) Da un lato la dilagante incapacità della famiglia di accogliere, contenere e incanalare la fatica di crescere di bambini e adolescenti.
2) Dall’altra il diffondersi di una “cultura” di appiattimento e omologazione a trend calati dall’alto, che manca di valorizzare il pensiero critico e il talento individuale e di fornire a educatori e insegnanti le leve per attivare processi virtuosi nei ragazzi.
Nel saggio “Educare l’uomo domani” Roberto Assagioli, padre fondatore della psicosintesi ci dice che l’ambiente ideale per un bambino deve avere 4 qualità fondamentali:
3) amore, per eliminare ogni paura
4) pazienza, perché si rispettino i ritmi naturali di sviluppo psicospirituale del bambino
5) attività organizzata, per sviluppare il senso di responsabilità
6) comprensione, perché i suoi impulsi siano ben interpretati
Anche Krishnamurti nel saggio “Educare alla vita” ci dice che “La scuola dovrebbe aiutare i giovani a seguire le proprie inclinazioni e le loro responsabilità e non limitarsi a imbottire le loro menti di fatti e conoscenze tecniche; dovrebbe essere il terreno dove farli crescere senza paura, felici e integri. Educare lo studente nel modo giusto significa aiutarlo a capire l’intero processo del sé, poiché solo quando nel vivere quotidiano c’è integrazione fra mente e cuore possono esserci intelligenza e trasformazione”.
In cosa potrebbe, allora, concretamente aiutare educatori e insegnanti l’intelligenza emotiva a scuola?
Ecco alcune risposte:
– Aiuta gli insegnanti ad essere autoconsapevoli delle proprie risorse e a gestire meglio la relazione con gli studenti – Aiuta gli studenti ad apprendere le competenze trasversali, ormai indispensabili nel mondo del lavoro – Facilita le relazioni e la gestione collaborativa dei conflitti – Consente di comunicare più efficacemente soprattutto in contesti multiculturali – Valorizza la diversità come opportunità – Genera benessere e facilita il processo di apprendimento
E vi sembra poco?
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